Vite alla cassa

Di laRegione

Pochi decenni fa era lo spauracchio (camuffato da minaccia) per gli studenti delle scuole dell’obbligo: «Impegnati e studia se non vuoi finire alla…», esclamazione a cui seguiva il nome di un grande distributore elvetico. Come dire, per fare la cassiera o il magazziniere nei supermercati non sono necessarie molte nozioni teoriche e un profilo scolastico rispettabile: lo possono fare tutte e tutti, anche chi proprio «non ce la fa» o non si impegna. Si pensava, spocchiosamente.Oggi che il mondo del lavoro è diventato quasi irriconoscibile (e avere tra le mani un’occupazione a tempo indeterminato, un contratto collettivo con prestazioni sociali e retribuzioni dignitose è merce rara) quelle sfortunate espressioni fanno sorridere. In molti altri settori si sta peggio, lo racconta la cronaca: ricchi gruppi internazionali dalle mille ramificazioni che smantellano e trovano opportunità fiscali altrove; media che investono nel digitale ma devono sacrificare posti di lavoro a fronte di un mercato pubblicitario sfuggente e instabile; ex regie federali che centralizzano e ristrutturano. La lista è lunga, le riflessioni molte. In tutto ciò la formazione professionale e i lavoratori di domani rappresentano un tassello fondamentale per il destino del nostro Paese. Ai giovani che hanno scelto l’apprendistato dedichiamo la storia di copertina, nella speranza che anche in futuro le aziende che investono nei giovani e in questo Cantone siano maggiormente riconosciute e premiate per l’essenziale ruolo sociale di cui si fanno carico. Anche se, all’apparenza, alcune di loro formano «solo» cassiere.

 

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