Sono sempre troppi

Di laRegione

Monta la mobilitazione popolare contro le possibili conseguenze della tecnologia «5G»: le microfrequenze fanno male oppure è l’utilizzo dello smartphone che va messo sul banco degli imputati? E poi, meglio che i bambini ci cimentino con la tecnologia il prima possibile, oppure è preferibile che si dedichino ad altro? E la scuola, che deve fare? Educare ma in modo «imparziale», rifarsi ai valori e alla cultura locali e contenersi all’interno della sfera nozionistica? Oppure è necessario rappresenti i cambiamenti, la complessità dei nostri sistemi economici ed educare i ragazzi alla società «liquida»? E quale ruolo devono avere i genitori? Confidare nelle istituzioni e sostenere i docenti? E all’ambiente, eh, all’ambiente chi ci pensa? Alle microplastiche, all’urbanizzazione selvaggia, alla biodiversità minacciata, alle migrazioni di massa, alla scarsa fertilità maschile (e quella femminile), al clima che cambia e le stagioni «che non ci sono più»? Quarant’anni fa i nostri genitori non si recavano al supermercato scandagliando le etichette alla ricerca degli alimenti «meno pericolosi» e del «km 0». In pochi si preoccupavano della bontà delle scuole pubbliche e del livello di polveri fini nell’aria. E nemmeno si ponevano il problema della pericolosità delle frequenze e dell’elettrosmog. I più illuminati ricordavano ai loro figli l’importanza dell’istruzione, il rispetto degli altri, il senso delle istituzioni politiche e il valore civico. Oggi i problemi sono diventati altri: molti, troppi, più grandi di noi. Speriamo di riuscire a risolverne almeno un paio.

 

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