Scusi, chi scrive?

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Di laRegione

Sosteneva quel genio di Frank Zappa che «i critici musicali sono persone che non sanno scrivere, che intervistano persone che non sanno parlare per un pubblico che non sa leggere». Ce lo ricorda il saggista e critico musicale italo-americano Piero Scaruffi in una recente intervista sul portale Hivemusic, lui che di stroncature spietate è un vero maestro. Basta leggere la sua monumentale Storia del rock per apprezzarne lo stile.
Nel bene e nel male, ma col vantaggio di capire immediatamente da che parte sta l’autore. Il che non è poco.
Oggi, nell’universo dei grandi gruppi editoriali e dell’informazione fatta marketing, comprendere se ciò che ci viene presentato meriti o meno una promozione è quasi impossibile.
E così si possono leggere pagine culturali dedicate a una novità libraria oppure a una mostra redatte (e firmate) dal curatore stesso del volume o dell’evento; più che orientare il lettore/fruitore si allenano i comandi del «copia-incolla» sulla tastiera e la diffusione delle immancabili «cartelle stampa» a uso e consumo dei media. Sia chiaro: il meccanismo coinvolge tutti, nessuno escluso (salvo smentite): è che tra una richiesta più o meno pressante, l’endemica mancanza di tempo e la pigrizia di approfondire temi e personaggi, si finisce per lavorare col minimo dello sforzo e la massima resa editoriale. Oggi però c’è il web, una grande democrazia (o tirannia) dove quello che hai scritto/copiato tu lo hanno incollato in altri mille. Tutti a dire la stessa cosa, salvo poi ammettere che sì, «quel concerto era quasi inascoltabile…».
Ah, un po’ di autocritica, finalmente.

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