Rossa di speranza

null

Di laRegione

«Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad. I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte procedono appaiate,e nessuna è senza compagna. Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo». Il valore immateriale della pianta del melograno e del suo frutto, la melagrana, si perde nel tempo e nella geografia delle civiltà: Egitto, Persia, Grecia, Oriente, Islam, cultura ebraica, ovunque forma, semi, colore e succo vengono celebrati. Per noi occidentali, profondamente legati alla cultura cristiana, la carica simbolica della melagrana raggiunge il suo apice con le pagine bibliche: nel Cantico dei Cantici è «simbolo dell’amore fecondo e dell’intensa relazione tra l’amato e l’amata», come testimoniano le strofe proposte in apertura. La bellezza di lei, colma di vitalità, viene scorta proprio nel melograno, il cui frutto ricco di semi e di colore rosso è simbolo del fascino dell’amore: l’amata diventa anche ai nostri occhi una sposa feconda, piena di vita, portatrice di felicità e di speranza. Un frutto che ci è parso perfetto per illustrare la storia che presentiamo in copertina. Perché se le mestruazioni oggi non sono più un tabù relegato nell’intimità femminile, esse rappresentano soprattutto la fine di un ciclo e l’inizio di un nuovo periodo di vita e di fecondità.

Articoli simili