E chi se ne frega…

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Di laRegione

L’alpigiano di Bedretto ne ha piene le scatole: ogni tardo pomeriggio, quando le sue 30 brune risalgono dalle sponde del Ticino tra All’Acqua e Cioss Prato, e si avvicinano alla fontana in legno, fanno la gimcana tra fazzoletti di carta e «ricordi umani». Chi passa dalla strada che scende dalla Novena, infatti, non trova di meglio che fermarsi al posteggio e «scaricare» quanto fin lì tenuto in serbo. E pensare che di fronte c’è un noto punto di ristoro a conduzione familiare: basterebbe gentilmente chiedere o consumare qualcosa per evitare di farla in ogni dove. E assieme ai loro padroni anche i fedeli amici a 4 zampe si esercitano, ben sapendo (i loro padroni) che non c’è di peggio per un animale al pascolo di venire a contatto con «quella roba». Perché facciamo altrove ciò che non faremmo nel giardino di casa nostra? Timore innato di chiedere? Paura di spendere denaro? O la solita endemica ignoranza e mancanza di educazione? Sì, perché al di là delle repentine esigenze corporali, ci sono poi cartacce, bottiglie e lattine gettate a terra, senza dimenticare chi, senza la minima cognizione di causa, ancora oggi malgrado le possibili sanzioni si fuma la sua Lucky e ne getta a terra il mozzicone, sperando che quel colpetto di suola finale lo seppelisca alla vista del mondo. Avviene in montagna come in centro città, davanti ai bar o nelle panchine dei parchi pubblici, nelle colonne di veicoli fermi e nei cantieri. Tanto chi se ne frega. E, diciamocelo, lo fa «lo straniero» ma lo fa anche chi nei nostri villaggi o città abita e/o lavora. Ma sì, alla fine siamo tutti turisti, è che sovente ce ne dimentichiamo. Mistero o stupidità?

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